Rischio MES cap. 2

M&C
Vai ai contenuti

Rischio MES cap. 2

Muccio & Counselors
Pubblicato da Giorgio Muccio in Europa · 19 Aprile 2020
Tags: MES
Come scritto nel cap. 1, la richiesta di accesso al MES darebbe un pessimo segnale ai mercati con importanti ricadute sullo spred.
 
In questo capito 2 ho intenzione di esprimere un pensiero sulle condizioni poste per ricevere un finanziamento dal fondo, ed per farlo partirò dall’argomento principale in campo economico di queste ultime settimane: la cosiddetta condizionalità leggera associata al nuovo credito MES. E qui devo mi rivolgo agli amici che, perpetuando la tecnica del “gioco del telefono”, continuano a ripetere che si tratta di un finanziamento eccezionale senza condizioni! Ebbene non è così per una serie di ragioni. In primis ci sono interessi (benché bassi), e questa è una condizione, poi ci sarebbe un vincolo di destinazione alle spese sanitarie (di questo parlerò in altro capitolo), e poi tante altre come è ovvio e necessario in qualsiasi rapporto contrattuale.
 
L’acceso dibattito che si è sviluppato, non riguarda infatti il costo economico diretto, che in termini di interessi è di modestissimo valore (quasi nessuno discute sulla misura dei tassi preferenziali), ma sulla vera posta in gioco che riguarda una ulteriore limitazione delle future scelte politiche dell’Italia.
 
Infatti, l’offerta economica di 35 mld a tasso agevolato, ma soprattutto il teatrino dei “buoni” e dei “cattivi” messo in atto dai paesi, vogliono distogliere l'attenzione dal vero problema che è quello delle condizioni del prestito. Non intendo solo il temuto Memorandum ma anche i “dettagli” nel lessico comune, o le “clausole” per gli addetti ai lavori.
 
Proverò a spiegarmi partendo dai fatti.
 
Il compromesso raggiunto all'Eurogruppo sulla linea di credito da concedere per “sostenere il finanziamento di spese direttamente o indirettamente legate ai costi sanitari di prevenzione e cura” per molti è un’occasione da sfruttare e che sarebbe folle non farlo visto che nulla ci è chiesto in cambio se non degli interessi molto bassi. Ma è qui che vi è l’errore. Ad oggi abbiamo a confronto le chiare regole del MES e un “accordo” molto poco chiaro.   
 
Le norme che regolano i prestiti del MES, benché discutibili, sono palesi. Il MES non è un fondo di solidarietà, come si vuol far credere, che garantisce titoli pubblici, o altre operazioni finanziarie dei singoli paesi e dell’Unione, ma di fatto opera come una banca, effettuando prestiti ad interesse ma con una forma di garanzia del tutto nuova nella storia del credito. Soggetti (Commissione UE, BCE e FMI) terzi alle parti (MES e paese debitore) possono intervenire come “consulenti di peso” per “suggerire” programmi di aggiustamento che il debitore deve seguire per ottenere le ulteriori rate del prestito. Normativamente, nel concedere un credito si ingaggia in un rapporto con il debitore rigorosamente inquadrato dal Reg. 472/2013, parte del cosiddetto Two Pack, dove all'art. 7 co. 5 si dice che “La Commissione, d'intesa con la Bce e, se del caso, con l'Fmi, esamina insieme allo Stato membro interessato le eventuali modifiche e gli aggiornamenti da apportare al programma di aggiustamento macroeconomico […] Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata su proposta della Commissione, decide in merito alle modifiche da apportare a tale programma”.
 
Dunque, un impegno oggi a garantire condizionalità leggera non può a norma di Trattato vincolare le decisioni future, e quindi diventa non credibile. Quindi, una volta impegnato nella relazione contrattuale, l’Italia (o qualsiasi altro stato) può effettivamente vedersi imporre nuove condizioni. Non va dimenticato cosa successe alla Grecia nei primi mesi del governo Tsipras nel 2015. Chi dice il contrario, lo fa per ignoranza o in mala fede, anche perché il comunicato dell'Eurogruppo è assolutamente chiaro sul fatto che i prestiti Covid sarebbero fatti nel quadro delle linee esistenti (le ECCL, per gli addetti ai lavori), e “seguendo le disposizioni del Trattato ESM”.
 
Dunque, i famosi 35 miliardi resi disponibili dal MES sono un cavallo di Troia per farci entrare nel meccanismo infernale dell'austerità, e aprire le porte ai programmi di aggiustamento della Troika?
 
Forse. Dipende dalle clausole al finanziamento che ad oggi non sono state concordate. Poiché i nuovi programmi di aggiustamento, i famigerati Memorandum of Understanding, possono essere imposti al momento di sborsare nuove tranche del prestito, manca l'informazione fondamentale per giudicare della credibilità della condizionalità leggera: in quante tranche sarà erogato il finanziamento Covid? Il solo documento ufficiale di cui disponiamo ad oggi (il rapporto dell'Eurogruppo) parla solo di “condizioni standardizzate su cui si troverà un accordo degli organi di governo del MES”, di “disposizioni del Trattato”, ma anche di “aggiustamento alla luce delle sfide presenti”; si parla di “disponibilità fin quando la crisi non sarà terminata” ma non si specifica se si tratti di crisi sanitaria o economica. Nient’altro. Non sappiamo, peraltro, quale sarebbe la maturità di questi prestiti: un anno? dieci? venti?
 
Poiché il diavolo è nei dettagli, e questi dettagli oggi non sono conosciuti, l’unica possibilità e non firmare. Questa banale suggerimento non deve essere corroborato da un grande economista perché è la regola aurea che consiglierebbe un qualunque avvocato.


Non sono presenti ancora recensioni.
0
0
0
0
0
Torna ai contenuti