Criticità del nuovo assetto della medicina territoriale

M&C
Vai ai contenuti

Criticità del nuovo assetto della medicina territoriale

Muccio & Counselors
Pubblicato da Giorgio Muccio in Sanità · 26 Settembre 2022
Tags: DM77
Quello che per molto tempo è stato definito “D.M. 71”, per continuità con il “D.M. 70” che ha riformato il sistema ospedaliero, è il D.M. 77, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 144 del 22 giugno 2022 ed in vigore dal 7 luglio 2022.
Il Decreto definisce i modelli e gli standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale del Servizio sanitario nazionale. È prevista l’istituzione di almeno 1350 Case della comunità, 400 Ospedali di comunità e 600 Centrali operative territoriali. Inoltre, è previsto il contestuale potenziamento della telemedicina che dovrebbe consentire l’assistenza a domicilio di circa 800mila ultrasessantacinquenni. L’Agenas è incaricata di monitorare l’implementazione degli standard in ogni Regione e Provincia autonoma.
Dunque, le 1350 Case ed i 400 Ospedali di comunità, considerando solo quelli finanziabili con i fondi del PNRR, cui si aggiungeranno le strutture finanziate dalle Regioni con i propri bilanci, dovrebbero contribuire a realizzare una rete di assistenza di prossimità, dalla quale pretendere l’esigibilità dei Lea erogabili dai distretti sanitari ed un efficace filtro al ricovero inappropriato, con conseguente riduzione del carico ospedaliero e migliore tutela della salute del cittadino.
Il DM 77 ridisegna il sistema andando incontro alle richieste europee di maggiore uniformità nazionale delle cure, ma lascia spazio a numerose perplessità ed evidenzia alcune criticità.
Innanzitutto, il quadro tracciato necessiterà di una corretta realizzazione; infatti, il progetto potrà dirsi realizzato solo a condizione che le strutture previste vengano allocate ove più occorrono e rese effettivamente operative con le risorse umane, strumentali e finanziarie di cui necessitano.
Queste due condizioni appaiono oggi difficilmente realizzabili perché contrastano con l’autonomia regionale in materia, tra l’altro ribadita (e non poteva che essere così) nel DM77, e con la scarsità dei fondi da utilizzare.
Quanto al primo aspetto è di tutta evidenza che l’ampia autonomia, da un lato, e le differenti condizioni finanziarie, dall’altro, renderanno oltremodo difficile un assetto uniforme sull’intero territorio nazionale, e le Regioni benché orientate dal Governo prenderanno strade differenti.
Quanto invece al problema del finanziamento è più agevole parlarne in quanto, ciò di cui si dispone ora (o di cui si disporrà a breve) è un dato alquanto conosciuto. Di seguito vengono riportati alcuni dati ufficiati che aiutano a discutere più seriamente dell’argomento:
- Debito pubblico € 2.770.463 al 15.09.2022 fonte: Banca d’Italia
- Il PNRR, con una dotazione totale di 191,5 miliardi di euro da investire tra il 2022 e il 2026, destina 15,6 miliardi di euro (pari all’8,16% degli investimenti totali) alla Missione Salute (M6) = 3,12 mil/anno
- FNS per il 2022 sono stati stanziati € 116.295.577.651.
Dalla lettura di tali dati, è possibile affermare che i fondi del PNRR aumenteranno del 2,68% il FSN e che è improbabile un aumento (importante) del debito, già troppo alto, per coprire i fabbisogni del settore
Dunque, la riforma dovrebbe finanziarsi con il solo fondo previsto nel PNRR. A conferma di ciò, l’intero impianto del DM 77 è subordinato per la sua attuazione operativa alla clausola di invarianza finanziaria dell’art. 4 in cui si specifica che le regioni attuano il decreto senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e nell’ambito della cornice finanziaria programmata per il Servizio sanitario nazionale ivi ricomprendendo le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tuttavia, siccome è noto che il Piano prevede investimenti per interventi edilizi e tecnologici e non per risorse umane, con l’accezione dell’assistenza domiciliare, le regioni dovranno ricorrere alle risorse del Fondo Sanitario Nazionale per la spesa corrente.
Inoltre, come se ciò non bastasse, non è stato calcolato che, una volta esaurito il conto PNRR per la realizzazione delle strutture (assumendo di poterlo fare), queste avranno un costo di gestione per il futuro; utenze, materiali, manutenzione, apparecchiature, e tutto quanto serve per tenere aperta una Casa della comunità, un Ospedale di comunità o una Centrale operativa imporrà un aumento del Fondo Sanitario.
Quindi una delle più preoccupanti perplessità è come potrà essere finanziata la spesa corrente per il personale e per il mantenimento efficiente delle strutture sanitarie, considerando che la disponibilità del Fondo Nazionale è stata giudicata da tutti gli osservatori insufficiente anche per il mantenimento dei servizi così come sono attualmente configurati.



Non sono presenti ancora recensioni.
0
0
0
0
0
Torna ai contenuti